Quando abbiamo fondato Vite Storie di Vino e di Donne lo abbiamo fatto con l’intenzione, non solo di sostenere le produttrici vitivinicole italiane, ma anche con l’obiettivo di far incontrare le donne che amano il vino con le donne che lo producono, promuovendo l’empowerment di tutte le persone che entrano in contatto con noi. A quasi un anno dalla nascita del nostro progetto, finalmente il nostro primo evento!
Dedicato al vino, alla consapevolezza e all’imprenditorialità femminile, in collaborazione con Lean In Network – Milan, She Tech e LILT, l’evento si terrà mercoledì 24 novembre dalle 18:30 alle 20:30 presso Spaces Milano, in Piazza Vetra 17.
Perché partecipare a Wine Up Your Life
Parleremo di leadership, imprenditorialità femminile e consapevolezza finanziaria
Entrerai in contatto con 4 super community che nelle proprie normali attività si occupano di carriera, crescita personale, consapevolezza corporea, salute, leadership e…vino!
Avrai l’occasione di ascoltare le storie di due artigiane dell’uva
E potrai assaggiare i loro vini mentre conoscerai altre donne come te!
Agenda
ore 18:30 – 18:50 Accoglienza con live performance dell’artista Mariachiara Tirinzoni
ore 18:50 introduzione di Agnes Antal, co-creator di Vite Storie di Vino e di Donne
ore 18:55 – 19:15 workshop sulla leadership femminile by Lean In
ore 19:15 – 19:30 speech sul gender gap by SheTech
ore 19:30 – 19:50 storie delle artigiane dell’uva, Vera Prada, co-creator di Vite Storie di Vino e di Donne, dialoga con Julia Prestia di Venturini Baldini e Silvia ed Elisa Piaggi di Lefiole vini.
19:50 – 20:30 apertura corner di LILT su salute e consapevolezza corporea e, contemporaneamente, degustazione vini con networking
20:30 saluti e cin cin
Il ricavato dell’evento sarà devoluto alla LILT per la ricerca contro il tumore al seno.
Per la nostra terza tappa di #viteincantina siamo state da Lefiole vini a Montalto Pavese, per una degustazione in terrazza vista vigne con i prodotti del territorio
Elisa e Silvia sono due sorelle. Nate e cresciute a Montalto Pavese, su una collina da cui si intravede il mare da una parte e Milano dall’altra; terza generazione di una famiglia che da sempre coltiva uve, cinque anni fa, Elisa e Silvia hanno deciso di coltivare e far crescere il sogno del nonno e hanno così creato Lefiole vini, azienda vitivinicola che oggi produce pinot grigio, pinot nero e, da quest’anno, il loro primo Metodo Classico. Un nome, in dialetto oltrepadano, che simboleggia il loro legame viscerale con questo territorio che amano alla follia. Anche se la vita le ha portate lontano, una a Milano e una sul Lago Maggiore, hanno scelto di tornare sulla loro collina a fare il vino. Così, dalla fusione dei loro nomi nasce il pinot grigio Elivià, dai nomi dei genitori, Angela ed Enzo, il pinot nero Alenè e il nuovo Metodo Classico, il primo, il cui nome è un tributo alla piccola Isabel, uno scricciolo biondo che salta tra le vigne, ultima arrivata della famiglia.
Vera degusta Isabèl
Siamo arrivate da Elisa e Silvia la scorsa domenica mattina, un cielo che prometteva pioggia sin dalle prime luci e un’arietta fresca e leggera che portava il profumo della terra scura, ancora umida e smossa dal temporale della sera prima. Ad accoglierci, insieme alle “fiole” anche Isabel, Angela ed Enzo. Mentre Elisa iniziava a preparare l’occorrente per la nostra degustazione, Silvia ci ha accompagnato tra i filari per una visita delle loro vigne. “Quando eravamo ragazze ci piaceva aiutare papà nella vigna, trascorrevamo interi pomeriggi insieme a lui. Vedete, a quel tempo la nostra famiglia coltivava le uve e le conferiva alla Cantina Sociale. Mio nonno aveva sempre voluto iniziare a vinificare, ma non ha mai avuto modo. Io e mia sorella abbiamo deciso di prendere in mano l’azienda e di coltivare il suo sogno“.
La prima vendemmia
É proprio vero che la prima vendemmia non si scorda mai. “Risale alla mia infanzia“, racconta sempre Silvia, “Ricordo che era un periodo bellissimo perché tutto l’Oltrepò si animava e famiglie intere si riunivano per la raccolta dell’uva. Io ed Elisa eravamo molto piccole, ma già facevamo la nostra parte, con i secchielli da spiaggia e le forbicine dalla punta arrotondata, insieme a nostro padre sul trattore. Ci piaceva tantissimo dare il nostro piccolo contributo!“. E oggi? L’ultima vendemmia è stata bella, forse anche di più di quella prima, arrivata alla fine di un anno duro, il primo di pandemia, che ha messo a dura prova anche Lefiole. “Siamo nate da poco, ci siamo da subito prese cura della produzione del vino, per cui ci affianca l’enologo Guido Beltrami; della cura della vigna ancora si occupa il nostro papà, lo puoi vedere in qualsiasi stagione sul suo trattore passare tra i filari. Avevamo appena iniziato un giro di promozione quando è arrivato il Covid e lì si è fermato tutto“. Così è iniziata l’avventura di Lefiole nel mondo del digitale, con tante collaborazioni nate per avvicinare le persone grazie e attraverso il vino; l’esperienza delle degustazioni a distanza e, dallo scorso aprile, in Vite Storie di Vino e di Donne: “Il vostro progetto ci ha subito colpito e ne facciamo parte con orgoglio” ha scritto Silvia su LinkedIn qualche giorno dopo la nostra visita (e, a noi, è scattata la lacrimuccia!).
Agnes felice tra i filari
La degustazione in terrazza
La degustazione da Lefiole si fa sulla terrazza della casa gialla dove sono cresciute, a Montalto Pavese. La vista, stupenda, sulle vigne, un cartello in testa a ogni filare che dichiara il vitigno in coltivazione; la cantina, dove avviene la vinificazione delle uve, sul pendio proprio di fronte. Chiediamo a Silvia ed Elisa di degustare le due annate di Elivià, contenute nel cofanetto degustazione che propongono su Vite, di assaggiare Alenè, il Pinot Nero, e con la nostra faccia tosta anche una delle selezionatissime prime bottiglie di Isabèl, il primo Metodo Classico dell’azienda, che prende il nome dalla figlia di Silvia, che ha giocato con noi per tutto il tempo in cui siamo rimaste ospiti nella casa gialla. Ad accompagnare i vini c’è la focaccia con i pomodorini preparata dal Sciur Garo, il panettiere del paese, insieme ai prodotti del territorio, il miccone, il pane di Pavia e provincia, il salame di Varzi, il formaggio della Val Staffora e la Lombata al Pinot.
Le due differenti annate di Elivià, la differenza che fa la natura
I prodotti dell’Oltrepò ed Elivia
I profumi e i sapori dell’Oltrepò ci riempiono il naso, la bocca e le dita. Ci confortano, con le prime gocce di pioggia che iniziano a cadere, le foglie delle viti intorno a noi che si allargano ad accoglierle. La siccità, la pandemia, non sono stati due anni facili per le artigiane dell’uva. Ammiriamo la grinta e la consapevolezza delle “fiole”, che sanno di avere un buon prodotto, perché fatto con amore e competenza, e desiderano farlo conoscere sempre di più. Salutiamo con il sorriso Elisa e Silvia, consapevoli che il nostro impegno con Vite è proprio quello di dare una mano, seppur nel nostro piccolo.
Vuoi partecipare anche tu a #viteincantina? Scopri tutte le cantine aderenti qui.
La seconda tappa del nostro tour estivo #viteincantina è dalle sorelle Torti in Oltrepo Pavese. Quanto ci siamo divertite!
La prima cosa che ci ha detto Laura Torti quando ci ha viste è stata: finalmente!
Laura Torti è stata una delle prime artigiane dell’uva a credere in noi e in Vite Storie di Vino e di Donne. L’avevo intervistata per il mio articolo dedicato alle donne del vino lo scorso settembre e di lei mi aveva subito colpito l’energia pazza che mette in tutto quello che fa. Laura è colei che ha preso il testimone del padre, Dino, nei vigneti che la sua famiglia coltiva ormai da tre generazioni; spigliata ed elettrica, la troviamo appena scesa dal trattore e lei mette subito in chiaro come stanno le cose: “finalmente ci conosciamo! Vi faccio vedere la cantina e tutto, ma non chiedetemi di fare video e foto, ché quelle le fa Patrizia“. (Ovviamente, siamo riuscite a farla ricredere!)
Eccoci proprio insieme a Laura (e al suo Pinot Noir)
Patrizia Torti è la sorella di Laura e si occupa della parte commerciale. Ci racconta subito quanto sia un piacere per lei aver ripreso ad accogliere in cantina colleghe, colleghi o semplici persone appassionate, per condividere con loro la storia della famiglia e della cantina. “Sapete com’è nato il nostro motto “No Torty no Party”?” ci racconta mentre ci conduce nella sala degustazione in cui assaggeremo il Gran Carisma, nuova bollicina d’alta gamma, “L’anno scorso abbiamo presentato la nostra nuova linea dedicata alla Route 66, che abbiamo creato insieme a Tony Moore, chitarrista degli Iron Maiden. Lui è venuto alla presentazione e si è divertito così tanto che ha voluto chiamare l’evento proprio No Torty No Party“.
Il Gran Carisma, un vino per festeggiare papà Dino
Quest’anno Dino Torti, padre di Laura e Patrizia, festeggia gli 80 anni e le due sorelle hanno voluto omaggiarlo con una nuova etichetta. Il Gran Carisma, un metodo classico, che appena stappato avvolge la stanza con il suo profumo caratteristico; una bollicina fresca e persistente, che solletica il palato e fa sorridere nel bicchiere. “Il fiocco blu che decora la bottiglia è simbolo della cura che mettiamo in tutti i nostri vini” racconta Patrizia mentre stappa il Gran Carisma che ha preparato per la nostra degustazione “Lo abbiamo chiuso a mano io, mia sorella e mia mamma, su tutte le bottiglie. È il nostro regalo per il nostro papà, che ci ha insegnato quello che sappiamo e che ci ha dato fiducia e la possibilità di portare in azienda le nostre idee e le nostre innovazioni“, aggiunge Laura che, nel frattempo, ha deciso di concedersi una pausa dalla vigna per trascorrere un po’ di tempo insieme a noi. Nel silenzio rotto sotto dal suono delle bollicine a contatto con il vetro del bicchiere, degustiamo il vino, con gli occhi persi sullo stupendo panorama dell’Oltrepo Pavese che si vede dalla finestra. Inutile dire che ci conquista sin da subito e continuiamo a gustarlo a piccoli sorsi, al palato e al naso.
Agnes degusta il Gran Carisma
Patrizia racconta
La cantina con la bottaia
La nostra visita prosegue verso la cantina e la bottaia. Ad accompagnarci è Laura, che intanto si abitua alle nostre domande così come si è abituata alle nostre fotografie. “Questo è lo spazio della cantina dove i nostri vini fermentano” ci dice accompagnandoci nel corridoio dove tante piccole barrique ospitano i Pinot Noir, firma della cantina Torti. Al piano di sotto, invece, troviamo le grandi tonneaux che ospitano gli altri rossi della cantina; e le bottiglie di Gran Carisma, per la fermentazione in bottiglia.
Lo stemma della famiglia dipinto sul muro della barricaia
“Amo la cantina“, racconta Laura, “anche se il mio spazio vero è la vigna. Al lavoro mi sento me stessa, io sono come mi vedi. Mi piace portare innovazione nel nostro territorio e mi piacerebbe che fosse più valorizzato. Il nostro grande lavoro, mio e di Patrizia, è sempre quello che di riuscire a far conoscere sempre di più l’Oltrepo, anche all’estero. Per questo amiamo collaborare anche con marchi d’oltreoceano, pensa alla Route 66 o a Hello Kitty, perché siamo conbsapevoli della qualità dei nostri prodotti, del nostro territorio, della cura e dell’impegno che ci mettiamo, e vogliamo farli conoscere il più possibile“. Mentre passeggiamo tra le botti e ascoltiamo Laura raccontare quanto per lei sia importante il suo lavoro come artigiana dell’uva, ci sembra incredibile che quello spazio, oggi così calmo e silenzioso, sia in realtà uno spazio di lavoro. “Oggi lo vedete così, ma di solito qui è un via vai. Anche perché noi le vasche le abbiamo giù e portiamo qui solamente i vini che devono ‘fare legno’. Siamo molto orgogliose dei nostri collaboratori, ci sentiamo veramente parte di una grande famiglia“.
La bellissima parte esterna della cantina
Laura con Agnes
Il Rosè Hello Kitty
Purtroppo, la nostra visita nella cantina di Laura e Patrizia è stata breve. Le due sorelle aspettavano un gruppo in visita e abbiamo preferito lasciarle alle loro attività. Il sabato e la domenica, infatti, entrambe cercan di dedicarsi all’accoglienza dei visitatori che arrivano da tutto il mondo per degustare i loro vini. Siamo state molto felici di averle conosciute finalmente di persona, con la promessa di tornare a settembre per la vendemmia: non vediamo l’ora!
Vuoi partecipare anche tu a #viteincantina? Scopri tutte le cantine aderenti qui.
La prima tappa del nostro tour estivo #viteincantina è la Cascina Giambolino sui Colli Tortonesi. Qui, Alice Castellani, produce i vini tipici del territorio e ci ha accolte con un magico picnic in vigna
Non poteva esserci inizio migliore. Il 27 giugno abbiamo iniziato il nostro tour per le cantine delle artigiane dell’uva che hanno aderito a #viteincantina, l’iniziativa che ci siamo inventate per far conoscere di persona le produttrici vitivinicole di Vite a chi fa parte della community. Siamo arrivate a Cascina Giambolino dopo aver sbagliato strada per ben tre volte. L’abbiamo riconosciuta subito, ai piedi di una collina, con Alice, suo marito Lele e il piccolo Giulio, di soli tre mesi, ad aspettarci sulla terrazza (probabilmente ci davano per disperse…).
Dopo un’infanzia trascorsa tra le vigne insieme ai nonni, Alice ha riscoperto il mondo del vino proprio grazie alla sua storia d’amore con Lele. Oggi sono alla guida di Cascina Giambolino dopo aver preso il testimone dalla madre di Lele, Nicoletta, che dagli anni ’90 si prendeva cura dei campi e della cantina. Da qualche tempo hanno deciso di spostare la cantina di fronte a casa, così da concentrare tutto il processo di vinificazione in un unico luogo.
La vista sui Colli Tortonesi
La nostra visita è iniziata con una passeggiata nei luoghi preferiti di Alice. Il giardino, pieno di fiori colorati, dove organizza le degustazioni; la stalla delle mucche, dove giganteschi vitelli di razza Fassona riposavano sventolando le lunghe code e ci guardavano con occhi curiosi. “Mi piacerebbe moltissimo poter organizzare qui una Fattoria Didattica”, ci confida Alice; infatti, subito dopo le mucche, con cui subito facciamo amicizia, il recinto dei maiali, beati e sonnecchianti, in contrasto alle caprette che ci hanno salutato sovraeccitate con tanti “ebeeee”. Embè? Infatti, che caldo. Alice ci ha accompagnate in cantina, dove il fresco delle pareti appena intonacate, ci ha rinfrancate dal sole e dal viaggio.
Vera fa amicizia con un vitello
La cantina di Cascina Giambolino
“Non è ancora finita, ma quando lo sarà non vedo l’ora di poter accogliere le persone anche in questo spazio” ci ha confidato Alice. Da poco, infatti, lei e Lele hanno spostato la vinificazione proprio di fronte a casa. Questo ha permesso loro, non solo di concentrare in un unico luogo tutte le attività dell’azienda agricola, ma anche di potersi occupare più facilmente del piccolo Giulio, nato solo tre mesi fa e già mascotte ufficiale di #viteincantina!
La nuova Barbera che sarà imbottigliata nei prossimi mesi
Qui, Alice ci ha mostrato le botti di legno in cui sta invecchiando la nuova Barbera che dal prossimo imbottigliamento avrà un nuovo nome; le botti del Timorasso, il vino voluto fortemente da Alice perché rappresentativo del territorio: “È stata una mia idea iniziare la produzione di Timorasso. Sono molto curiosa di scoprire come reagirà all’invecchiamento, ho grandi aspettative per questo vino, il primo che ho prodotto in prima persona”.
Il nuovo rosato con la sua etichetta
Un messaggio in bottiglia
E le bottiglie pronte per essere spedite, qualcuna nei cofanetti di Vite, molte altre in tutta Italia. “La seconda novità che ho introdotto al mio ingresso sono state le etichette. Ora riportano le erbe dei nostri prati, quelle che piacciono tanto alle nostre mucche; e la libellula, compagna leggera di ogni vendemmia”. Tutte le etichette dei vini di Cascina Giambolino riportano lo stesso disegno, realizzato da Alice; il nuovo rosato, dal colore rosso acceso, ha una particolarità: è trasparente, per continuare a giocare con la luce come facevano i grappoli sui filari.
Il Derthona Timorasso
Il lardo dell’amore
Dopo la cantina Alice ci ha accompagnate allo spaccio agricolo dove, due giorni alla settimana, è possibile acquistare i salumi, i formaggi e i vini di loro produzione. Arrivate sin lì, non abbiamo potuto non chiederle: ci fai vedere il lardo dell’amore? Con questo salume, infatti, Lele ha conquistato Alice durante il loro primo incontro e noi, super romantiche, ci siamo emozionate moltissimo quando Lele, arrivato con Giulio in braccio a reclamare, giustamente, Alice per il pranzo della domenica, ne ha appoggiato un grosso taglio sul bancone.
Alice mentre ci mostra il lardo dell’amore
Un pic nic tra i filari
Dulcis in fundo, è arrivata ora di pranzo anche per noi! Alice ci ha accompagnate a Bellaria, chiamata così perché sempre benedetta da una brezza leggera. Lì, all’ombra dei filari, Alice ha allestito per noi il pic nic in vigna dei sogni. Derthona Timorasso, per accompagnare i formaggi e i salumi; Dolcetto Bellaria, per accompagnare la tartare di fassona. Formaggi del territorio, a partire dal Montebore, dalla classica forma a torta nuziale, una frittatina con le verdure dell’orto, profumata alla menta, il lardo dell’amore, che ci ha subito conquistate, e il salame nobile del Giarolo, un salume molto speciale che si produce solo qui.
La meraviglia di questo picnic in vigna
Degustando i vini insieme a lei, nel luogo dove sono nati, ci ha permesso di conoscere ancora meglio Alice e le terre Derthona. Abbiamo concluso il pomeriggio con gli occhi persi nel panorama, con la consapevolezza che #viteincantina è proprio un’ottima idea!
Vuoi partecipare anche tu a #viteincantina? Scopri tutte le cantine aderenti qui.
Vera e Agnes raccontano “Vite Storie di Vino e di Donne” un progetto di empowerment femminile nato per connettere online le donne che amano il vino e quelle che lo producono
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