chiara ciavolich degustazione vino abruzzo storia

Chiara Ciavolich: “Faccio il vino per il solo piacere di farlo”

Questa è la storia di Chiara Ciavolich, raccontata da lei. I suoi vini sono lontani dai luoghi comuni, sono vini in divenire, senza certezze in tasca, che nei contrasti trovano un equilibrio personalissimo

Ho deciso ferocemente di fare solo questo nella mia vita“. Così Chiara Ciavolich, titolare della cantina a cui ha dato il suo cognome, inizia a raccontarci di sè. “Mi sono laureata in Giurisprudenza a Roma nel 2002 e, nelle più rosee aspettative di mia madre, avrei dovuto divenire avvocato. E invece no. Ho scelto di dedicarmi anima e corpo all’azienda agricola e alla cantina, lavorando a testa bassa per trasformarla da realtà produttrice di ottime cisterne di vino sfuso da vendere agli imbottigliatori regionali ed extraregionali, a realtà produttrice di bottiglie di vino con la vocazione dell’autenticità, dell’eleganza e della freschezza del nostro territorio, l’Abruzzo”.

Così, grazie alla storia della sua famiglia, Chiara inizia a fare il vino ispirata da una zia, Zia Giuliana, che gliela racconta sin da quando era in culla. “Grazie alla grandezza d’animo di un padre dalla genialità e spessore irraggiungibili; e all’eleganza e schiettezza di una giovane madre appassionata di arte, letteratura e botanica, oggi faccio il vino provando a trasportare nel futuro il patrimonio agricolo e culturale ereditato da una famiglia antica”.

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Faccio il vino in Abruzzo e ho in mente un’etichetta per “il mio Montepulciano”

La prima cosa che Chiara fa quando prende in mano le redini dell’azienda di famiglia è di creare attorno a sè una squadra con cui condivide la stessa passione e determinazione. “Io sono l’ultima espressione di una famiglia antica in cui il vino ha fatto da filo, decisamente rosso, di congiunzione attraverso i secoli . I Ciavolich erano mercanti di lana che arrivarono nel 1500 a Miglianico e nel 1853 costruirono la prima cantina della famiglia, una delle più antiche strutture di vinificazione in Abruzzo”.

La sua volontà è quella di mantenere intatto un patrimonio agricolo, enoico e storico per tramandarlo alle future generazioni. Come? Il pensiero è di farlo in modo sostenibile per l’ambiente, per le persone che lavorano in azienda e per l’azienda stessa. “La nostra tenuta si trova a Paniella, abbiamo circa quindici ettari, di cui sei a Montepulciano d’Abruzzo e uno a Pecorino piantati a pergola abruzzese. Il resto è una larga distesa di olivi secolari, da cui produciamo ogni anno un olio tutto di territorio”. E il vino?

“Il mio Montepulcianino. Prima o poi lo chiamerò così anche in etichetta”. Per lei, ci confida, è il vino del futuro. Un vino slow, dal tannino morbido e vellutato, molto più spostato sull’eleganza che sulla potenza tipica del Montepulciano. “Un vino per svegliarti da un incubo che sembra non finire mai o, molto meglio, per addormentarti e ritrovarti nella più bella epoca della tua vita”.

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Chiara è stata una delle artigiane dell’uva che hanno fatto parte della nostra associazione. Ora non ne fa più parte, perché anche le cose belle a volte finiscono e bisogna saperle lasciare andare. Grazie a lei e a quante che hanno creduto in noi, è nata l’idea di inserire in questa sezione del blog le storie delle donne che lasciano un segno nel mondo del vino e che, per un periodo o per un soffio, hanno lasciato il segno anche nel nostro.

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