Questa volta l’amore per il vino ci ha portate in Umbria, a Torgiano, da Chiara Lungarotti e al Museo del Vino
Si dice che Henry James, autore di Ritratto di Signora, dopo aver trascorso un felice periodo in Umbria, scrisse: “Forse farò un favore al lettore dicendogli come dovrà trascorrere una settimana a Perugia. La sua prima cura sarà di non avere fretta, di camminare dappertutto molto lentamente e senza meta e di osservare tutto quelli che i suoi occhi incontreranno“. Arrivate a Torgiano, piccolo borgo tra le colline dove ha sede la storica cantina Lungarotti, abbiamo subito seguito il consiglio di James ed ecco cosa abbiamo visto.

Siamo andate a trovare la nostra artigiana dell’uva Chiara Lungarotti
Quando si dice una “cantina al femminile”. Oggi l’azienda Lungarotti è guidata da Chiara, che è Amministratore Delegato, mentre sua sorella Patrizia, enologa – la prima in Italia – sovrintende la creazione di ogni vino e cura ogni annata con competenza, amore e dedizione. Al loro fianco una squadra di donne che le affiancano in tutte le fasi e i luoghi della produzione del vino e dell’accoglienza. Al marketing c’è Grazia – c’è lei dietro ai cofanetti che ricevete – in enoteca c’è Mercedes, che ci consiglia anche un buonissimo ristorante dopo la nostra visita, e in cantina incontriamo Maria, la più giovane della squadra Lungarotti, appena assunta dopo lo stage.

Maria ci conduce in tutte le parti della cantina Lungarotti e ci accompagna in ogni fase produttiva del vino. Tanto che ci sentiamo due grappoli in vendemmia! Ci divertiamo nell’osservare le grandi deraspatrici all’esterno, a sbirciare all’interno delle botti d’acciaio dove il vino ha iniziato a fermentare, ad annusare l’aria carica del profumo del mosto che si respira in bottaia tra le tonneaux. Nella sala dove, per anni, venivano lasciati i grappoli a fermentare e che oggi ospita gli incontri formativi con le scuole, lasciamo il nostro nome sul muro insieme alle firme delle tante persone venute in visita. Camminiamo in silenzio per le sale dove avviene la fermentazione in bottiglia, rabbrividendo all’ambiente mantenuto in temperatura, fino all’imponente sala dell’imbottigliamento dove possiamo soltanto immaginare il rumore che, quando l’apparecchio è in funzione, sovrasta pensieri e parole.

Lasciamo la cantina e degustiamo: i vini di Chiara Lungarotti
Maria ci accompagna anche nella degustazione, che conclude in bellezza la nostra visita alla cantina. Lungarotti produce ventinove etichette e due milioni di bottiglie ogni anno. Poiché noi ne conosciamo tre – il L’UM rosso, che è presente nel cofanetto degustazione di Chiara, il suo gemello in bianco il L’UM bianco, e il Rubesco (di cui avevamo parlato anche su Instagram in questo post) – chiediamo di poter degustare i vini che non conosciamo, ma che sono significativi per la storia di Chiara e della sua famiglia.

Il vitigno umbro per eccellenza, il Sangiovese, è il protagonista di questa selezione, insieme agli autoctoni Grechetto e Trebbiano. Apprezziamo particolarmente il Brezza Rosa, un Umbria Rosato IGT dal gusto fresco ed elegante, che eleggiamo immediatamente come il nostro nuovo preferito per gli aperitivi di fine estate, magari in accompagnamento ai salumi e ai formaggi umbri. L’Aurente, invece, è il preferito di Maria, un vino bianco che si caratterizza per il colore dorato, caratteristica peculiare di questo vino da cui prende il nome. Chiudiamo la degustazione con un assaggio di Rubesco Riserva, un vino che è considerato come uno dei migliori rossi italiani, e che ci conquista con il suo cuore rosso rubino proiettandoci già verso l’autunno negli abbinamenti: ce lo immaginiamo degustato a cena, con lo scoppiettio del camino in sottofondo, ad accompagnare primi corposi e piatti a base di carne.

Le visite in cantina ci piacciono tutte. Ma forse il nostro momento preferito è proprio quello della degustazione. Tra profumi, colori, sapori, mentre il vino volteggia nei bicchieri e noi ci sentiamo coraggiose nel suggerire con parole che iniziamo a far nostre quello che con i nostri sensi sentiamo soltanto – è rubino, ha una nota eterea, ha una buona persistenza – sentiamo davvero che questo è il momento in cui davvero avviene l’incontro non solo con colei che ha prodotto il vino, ma anche con il territorio da cui entrambi provengono.
Visitiamo il Museo del Vino per scoprire come tutto ebbe inizio
Il profondo legame tra vino, persone e territorio costituisce le radici del Museo del Vino, voluto dalla madre di Chiara, Mariagrazia Lungarotti, che ha sede proprio a Torgiano a circa dieci minuti a piedi dalla cantina Lungarotti. È qui che ci dirigiamo una volta conclusa la nostra visita in cantina. Il Museo è stato fondato nel 1974 e oggi è gestito dalla Fondazione Lungarotti con l’intento di raccontare i significati e l’interesse millenario per il vino, attraverso manufatti, pratiche e tradizioni, tra viticultura, arte, religione e medicina.

Il percorso ripercorre la storia d’amore tra l’umanità e quello che gli antichi chiamavano il nettare degli dei. Qui impariamo a conoscere la cultura della vite e l’uso del vino nel passato, secondo usi e tradizioni nate in Umbria e che si ritrovano poi in altre comunità umane. Le numerose testimonianze presenti nel museo, che ci divertiamo a osservare incuriosite, indicano senza ombra di dubbio che laddove c’è una comunità umana, c’è sempre anche il vino.
