Questa è la storia di Silvia Giani, in arte Emilia Pennac, che fa vini naturali in Oltrepò, così come la racconta lei
Fare vini naturali in Oltrepò Pavese, una delle zone più vocate d’Italia, è una vera scommessa. “Ma fare vino per me è, da sempre, insieme stimolo e felicità”, ci dice Silvia Giani, in arte Emilia Pennac, mentre ci fa assaggiare i suoi pet nat, vini frizzanti rifermentati naturalmente in bottiglia ottenuti dalle uve autoctone del suo territorio. “La mia storia e la storia della mia azienda sono intrecciate, come i tralci delle mie viti sui filari”, dice. Era infatti il 1972 quando suo padre piantò il primo vigneto in mezzo ettaro di terra, perché voleva fare il vino per sé e per gli amici. “Così la mia infanzia ha avuto il profumo dei fiori dell’uva e il sapore del mosto e questo periodo felice mi ha segnata così tanto che dodici anni fa ho deciso: avrei fatto anche io, di questo, il mio mestiere“.
Prendi un sorso e senti la natura: perché fare vini naturali in Oltrepò
“La mia vigna non è molto grande, ma ciò che amo di lei è che non è un corpo unico, ma sedici appezzamenti in due comuni diversi”. Una particolarità, questa, che fa sì che l’uva crescendo su terreni differenti, le permette di scegliere negli anni il terreno giusto per il vitigno giusto. Ogni vigneto di Emilia Pennac Wines ha così la sua storia, la sua gestione e la sua cura, e ognuno di loro insegna e dà vini profondamente diversi tra loro.
La cosa più importante per Silvia è da sempre il mantenimento della biodiversità, che per lei è sinonimo dell’equilibrio generato dalla coesistenza di specie animali e vegetali. Per questo, sin da subito riduce al minimo ogni tipo di intervento, preferendo laddove possibile strategie e prodotti che stimolano la auto difesa della pianta, nel totale rispetto dell’agricoltura biologica. “La vigna è un modo di essere, il mio modo di essere. È fatica, sudore, passione, impegno, bellezza. Per me fare il vino è insieme stimolo e felicità, perché assecondo la natura e imparo. Poi, con cura, porto il sapere dalla vigna al bicchiere”.

Fare vino vuol dire alzarsi alle cinque del mattino, con quaranta gradi all’ombra d’estate e potare con il ghiaccio d’inverno. È sentire la fatica nel bicchiere, è sacrificio e ostinazione, è pura bellezza guadagnata con le lacrime
Silvia è stata una delle artigiane dell’uva che hanno fatto parte della nostra associazione. Ora non ne fa più parte, perché ha smesso di fare vino e perché anche le cose belle a volte finiscono e bisogna saperle lasciare andare (ma non vediamo l’ora di riaffiancarla nella sua prossima avventura vinicola!). Grazie a lei e a quante che hanno creduto in noi, è nata l’idea di inserire in questa sezione del blog le storie delle donne che lasciano un segno nel mondo del vino e che, per un periodo o per un soffio, hanno lasciato il segno anche nel nostro.