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La leadership della circolarità

In un settore tessile, storicamente maschile come quello del vino, Eleonora e Beatrice Casati con Pulvera trasformano gli scarti in valore, unendo radici familiari, sostenibilità e una leadership che sceglie, delega, sostiene e sa quando dire no

Eleonora e Beatrice Casati sono la terza e la quarta di quattro fratelli. Beatrice è anche CEO dell’azienda di famiglia, la Casati Flock, e, circa un anno fa, lei ed Eleonora hanno fondato Pulvera, una startup che trasforma lo scarto della produzione tessile in tutto quello che la loro creatività riesce a immaginare (e il loro business plan a sostenere). Tra sostenibilità , sorellanza e una buona dose di pragmatismo, stanno dando un nuovo significato non solo alla polvere di velluto, ma anche alla leadership, in un settore che, come accade anche in quello del vino, essere una donna ed essere giovane comporta fare più fatica per tutto. “Ma quando le aspettative su di te sono così sbagliate”, dicono, “puoi anche smettere di dar peso a quello che la gente pensa di te e andare dritta verso il tuo obiettivo, anche se all’inizio spaventa”. Quella delle sorelle Casati è la quinta storia di Talea, il progetto editoriale di Vite Storie di Vino e di Donne che racconta belle storie per rifiorire.

Eleonora Casati con Cremino, il primo dei prodotti di Pulvera, un pouf di design che prende vita dagli scarti dei tessuti

Anche quella di Pulvera è una storia di trasformazione, da scarto del velluto a materia prima che si rinnova e ispira. Eleonora e Beatrice Casati ereditano un’intuizione del nonno e la reimmaginano con il proprio sguardo avendo il coraggio di portare il loro materiale là dove si decide: tra designer, architetti e fiere nazionali e internazionali. Insieme, e con alle spalle una madre che le supporta in tutto e per tutto – “anche dicendoci quando sbagliamo, è pur sempre nostra madre” -, attraversano diffidenze e stereotipi del settore tessile, ancora fortemente maschile, riuscendo nell’impresa di costruire credibilità. Le abbiamo incontrate e ci hanno raccontato come si cresce restando fedeli alle radici, cosa si impara dicendo “no” e perché la stima reciproca e il coraggio di spostare lo sguardo possono, davvero, fare impresa.

Le sorelle Casati con la madre e il nonno

Eleonora e Beatrice Casati: cosa vuol dire essere giovani imprenditrici

Dove gli altri nascondono la polvere sotto il tappeto, le due sorelle Casati ci hanno invece fatto una startup. Idee, visione ampia e velocità per aprire alternative quando gli altri vedono muri (“lei è un bulldozer, quando ha un’idea va avanti e raggiunge il suo obiettivo e ti trascina con lei, infatti anche io non ho saputo dirle di no quando mi ha chiesto di prendere le redini di Pulvera insieme a lei”, dice Eleonora di Beatrice), sono le basi di una leadership, condivisa tra le sorelle, che sceglie, delega, sostiene e sa anche quando dire no. “Per me” dice Beatrice “essere imprenditrice significa anche sapere su cosa puntare e su cosa invece lasciare andare. Non piacere a tutti, ma sapere esattamente chi si vuole con sé, questa è la cosa più importante che ho imparato finora”.

La polvere di velluto riutilizzata da Pulvera


Nel tessile, come nel mondo del vino e in altri settori dove tradizionalmente la presenza degli uomini nei luoghi di comando era superiore a quella femminile (ma le donne ci sono sempre state, in vigna come in filanda), essere giovani ed essere donne significa spesso partire in salita. E poi, “il pregiudizio del ‘sei qui perché è l’azienda di famiglia’, è un’altra richiesta implicita che devi dimostrare più degli altri”, raccontano Beatrice ed Eleonora. La loro è una strategia interessante: tanta pazienza, ascolto e rendere la competenza sempre visibile. “Smettere di voler convincere tutti, anche questo è stato un altro grande passo”. La stima tra le sorelle è reciproca e le loro competenze complementari. Il background economico di Beatrice è fondamentale per dare direzione, mentre le capacità relazionali di Eleonora e i suoi studi di storia e tecnica della moda le danno le basi necessarie per immaginare il futuro di Pulvera e tutti gli ambiti di applicazione. 

Eleonora e Beatrice nella sede della Casati Flock con i tessuti da riciclare

Quando saper dire di no ti salva

La sera prima della prima fiera di Pulvera, a novembre dell’anno scorso, Eleonora e Beatrice hanno brindato a cena con la madre. Un gesto semplice che ha condensato mesi di lavoro e la vertigine dell’inizio: “un in bocca al lupo che per noi è stato insieme un punto di arrivo e l’inizio di un capitolo nuovo.”. Il giorno dopo sarebbe arrivata un’attenzione inattesa, a confermare che la direzione era quella giusta. “La circolarità per noi non è un trend, ma una componente fondamentale della nostra storia aziendale. Riutilizziamo gli scarti sin da quando nostro nonno lo faceva con la polvere di scarto del velluto”.

Idee, visione ampia e velocità di problem solving che apre alternative quando gli altri vedono muri

La domanda crescente del lusso per i materiali riciclati, le nuove norme e l’intuizione di portare quel materiale direttamente a chi sceglie, trasformando uno scarto in leva creativa e di business, portano le due sorelle a tradurre un’intuizione del nonno in un vero e proprio business plan. Il vero salto non è tecnico, ma di sguardo: dal ruolo di fornitore invisibile a partner creativo dei brand; dal voler piacere a tutti al selezionare chi condivide visione; dal controllo totale alla delega e alla priorità, per concentrare energie su ciò che conta davvero.  Anche il “no” diventa strategia, protezione del tempo e qualità delle relazioni. “Saper dire di no ti salva” dicono, “e non c’è niente di male a dirlo quando serve”.

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