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La collina dove vivono gli gnomi (e si fa il vino)

#viteincantina da Sara Vezza

C’era una volta una bambina che amava accompagnare la mamma a raccogliere l’uva. Quando era tempo di vendemmia, uscivano insieme al mattino, la mamma e la bambina, la bruma alle caviglie, il cestello e le forbici in mano. E mentre il sole saliva nel cielo, così le loro mani, insieme a quelle di tanti altri accorsi nella vigna, riempivano le casse di grappoli pieni e colorati. Erano giorni di dita blu e sorrisi bianchi e quando finivano, mentre gli occhi della bambina si chiudevano sotto al peso del sonno, la mamma iniziava a raccontare dei piccoli magici amici che, proprio in quel momento, si trovavano nella vigna a liberare i filari dei grappoli rimasti, per rendere più leggero il lavoro del giorno successivo. “E chi sono, mamma?”, chiedeva la bambina. “Sono gli gnomi, Sara, che vivono sulle nostre colline e che ci aiutano con la vendemmia. In cambio chiedono solo qualche bottiglia di vino”. Oggi quella bambina è cresciuta e, seguendo le orme di mamma Josetta, fa il vino anche lei.

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La foto di Mamma Josetta, nella cantina di Sara Vezza

Gli gnomi di Sara Vezza

E gli gnomi? “A noi piace pensare che ci siano ancora” ci racconta durante la nostra visita “e per farli sentire a casa, abbiamo deciso ci continuare la tradizione iniziata da mia madre, che amava disegnarli, di inserirli sulle nostre etichette”. Ma non solo. Mentre camminiamo nei locali dai soffitti alti che profumano di mosto, mentre il verde della collina filtra dalle vetrate delle grandi finestre, ci accorgiamo che ci sono gnomi a osservarci dall’alto dei tini, dalle vasche vuote tirate a lucido dopo l’imbottigliatura avvenuta in primavera, persino dalle bottiglie che riposano nell’archivio privato della cantina, quel posto magico dove ogni artigiana dell’uva conserva un campione di ogni annata: per raccontare, di vino in vino, il susseguirsi delle piogge, delle giornate assolate, del freddo dell’inverno, della magia della natura, e conservarne così la memoria.

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Una bottiglia di Barolo del 1987 presa dall’archivio, con uno gnomo sull’etichetta, disegnata da Mamma Josetta

Vini di langa

Sara è una tuttofare. Va a vedere la vigna alle 6, poi arriva in cantina alle 9, prende un caffè con lo staff, poi torna a occuparsi dei suoi quattro figli, poi la si trova in cantina, dove è affiancata dal papà e da un’enologa, e infine in ufficio o nella sala degustazione. È qui che, anche noi, abbiamo modo di degustare i vini di Sara Vezza. Assaggiamo lo Spumante Rosato – macerazione brevissima sulle bucce e affinamento in acciaio che donano al vino freschezza e uno splendido colore – il Nebbiolo d’Alba – due anni di invecchiamento e un tannino ammorbidito da diciotto mesi in botte – e il Barolo Ravera – che trascorre una parte del suo affinamento in contenitori di porcellana. Assaggiando queste tre declinazioni di nebbiolo, questi tre modi diversi per fare il vino da uno stesso uvaggio, abbiamo la sensazione di scoprire, sorso dopo sorso, anche noi, tre strade che il sapere artigiano di Sara ha tracciato e che uniscono il passato e il futuro della sua cantina. Che poi, è anche quello che fanno tutte le storie…

Leggi la storia di Sara e degusta anche tu i suoi vini insieme a lei

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