La prima storia di Talea è quella di Isabelle Perraud, fondatrice dell’Associazione Paye Ton Pinard
Questo articolo, come tante altre cose di questi tempi, nasce da una storia su Instagram. E da un articolo uscito su Repubblica che riporta i dati delle aziende vinicole che in Italia sono guidate da donne: spoiler, soltanto il 12,5% ha un Amministratrice Delegata. Mi ha fatto pensare che la storia delle donne nel mondo (e in generale) sia una specie di montagna di Sisifo: ogni mattina una donna si sveglia e sa che dovrà trasportare la sua personale roccia fino in cima, per poi ricominciare da capo l’indomani. Perché non è vero che il mondo del vino è un mondo di uomini, lo sono solo le posizioni di potere al suo interno. Le donne, infatti, in vigna e in cantina ci sono sempre state, lo si vede dai reperti conservati nel Museo del Vino di Torgiano e lo si trova anche nelle storie delle nostre artigiane dell’uva, abituate sin da bambine a fare la loro parte durante la vendemmia come un qualsiasi altro membro della famiglia.
Come ci siamo arrivate? Dapprima furono la rivoluzione industriale e l’introduzione del lavoro salariato a rompere la continuità tra la casa e il lavoro, distinguendo i ruoli all’interno della famiglia come li conosciamo oggi: le donne a casa e gli uomini fuori, nell’industria, vinicola compresa, senza che però le donne abbiano mai smesso di occuparsi delle vigne e della cantina. E poi la questione del potere, trasversale a tutti gli ambiti delle nostre vite (hai detto forse, cultura patriarcale?), a cui abbiamo accennato prima: il mondo del vino ci sembra a predominanza maschile, perché gli uomini ne occupano ancora per la maggior parte l’immagine pubblica. Per questo, quando la FIVI ha aggiunto nel nome del suo storico Mercato anche “delle Vignaiole” e non più solo “dei Vignaioli” indipendenti, abbiamo esultato tutte (e anche una parte di tutti, ne sono convinta). Del valore della rappresentanza, della sorellanza e dell’importanza di dare voce alle donne di questo settore, laddove sono ancora poco visibili, abbiamo parlato con Isabelle Perraud, vignaiola francese e fondatrice dell’Associazione “Paye Ton Pinard”, impegnata a dare voce alle donne che subiscono molestie in cantina mentre tutti si girano dall’altra parte.
Isabelle Perraud, ti definisci “vignaiola naturale e femminista”: come e quando nasce Paye Ton Pinard?
Paye Ton Pinard nasce come account Instagram nel settembre 2020. Sin dalla sua nascita volevo dare alle donne del mondo del vino uno spazio di parola, aperto, responsabile, accogliente, consapevole, sulle questioni del sessismo e della violenza sessuale di cui potevano fare esperienza nel loro lavoro. E rompere l’isolamento su queste questioni. L’associazione è stata fondata nel mese di agosto 2023, per essere un vero collettivo dove ogni donna può impegnarsi in prima persona se lo desidera.
Il nome Paye Ton Pinard, che letteralmente significa “paga il tuo vinaccio”, fa riferimento al blog dell’attivista Francese Anaïs Bourdet “Paye Ta Shnek”, che dal 2012 per più di dieci anni, ha condiviso più di quindicimila storie di donne vittime di molestie di strada. Ed è quello che hanno fatto Isabelle e le altre persone che lavorano attivamente nell’associazione: “Siamo dodici e due tra noi sono uomini” mi dice orgogliosamente Perraud che quest’anno, per la sua attività, si è trovata al centro di una bufera mediatica, denuncia di diffamazione compresa, conseguente alle testimonianze da lei raccolte e che riguardavano un produttore di vino francese. Oltre alla condivisione delle storie, Paye Ton Pinard è a disposizione per dare consulenza legale laddove necessario e fare educazione sensibilizzando donne e uomini partecipanti ai vari eventi del mondo del vino. “Abbiamo creato gruppi di lavoro per scrivere una carta che intendiamo far firmare ai professionisti e alle professioniste del vino che si impegnano contro le molestie e in favore della parità tra i generi. Un altro progetto importante riguarda il sito web: vorremmo che fosse un luogo dove ogni donna che ha bisogno possa trovare tutte le informazioni“. Non sono solo le vignaiole francesi a essersi rivolte all’associazione di Perraud e ad aver aggiunto le proprie voci a questo #Metoo del mondo del vino. Anche l’agronoma e vignaiola italiana Lisa Saverino ha affidato la sua testimonianza all’associazione attraverso un post Instagram dove racconta delle molestie subite nelle cantine dove ha lavorato tra la Sicilia, la Toscana e Parigi e dove dice “Italia e Francia, la stessa lotta”. Nel nostro Paese, però, non ci sono dati che raccontano gli episodi di sessismo quotidiano che costellano la montagna di Sisifo delle donne del vino italiane (come quella della sommelier che nell’estate 2022 si vide imporre la gonna come divisa di lavoro per ragioni estetiche). Un passo in avanti in questo potrebbe essere il progetto #TUNONSEISOLA dell’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino” ideato per promuovere iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione sulla violenza di genere, presentato a fine gennaio 2023, dopo il femminicidio della donna del vino Marisa Leo.
Che cos’hanno in comune le storie che vi arrivano, da Instagram o da altri luoghi?
Ci sono molte violenze di genere e aggressioni sessuali. Prima di tutto, le donne che le condividono con noi hanno bisogno di sentirsi dire che stiamo ascoltando, anche più tardi se non hanno la forza di parlarne subito. È importante che si sentano in una relazione di fiducia. È importante dire loro che crediamo a quello che raccontano. E soprattutto non essere mai giudicanti. Poi, forse, il fatto di aver parlato, di aver messo in luce una situazione traumatica, la farà avanzare nel suo processo di ricostruzione. Forse presenterà denuncia. Forse no. Dobbiamo accettare la sua decisione. E accompagnarla al meglio.
Nei tuoi discorsi citi spesso la parola sororitè, sorellanza, perché?
La sorellanza è importante perché si possa andare avanti. Ci hanno fatto credere fin troppo che non possiamo contare le une sulle altre.
Una frase come “non c’è nemica peggiore per una donna di un’altra donna”, ci fa sentire ancora più sole…
Sono convinta che solo una donna può capire un’altra donna su questi argomenti. Bisogna potersi sentire sicure. Paye Ton Pinard è uno spazio di fiducia. Penso che la cosa più importante, per una donna in questa situazione, sia parlarne. Liberare la sua parola, farla valere. Raccontarla anche al suo o alla partner, a un amico, un’amica, a qualcuno di fiducia: è un primo passo per non essere sola.
Illustrazione in copertina di @pauline_dupin_aymard per l’Associazione Paye Ton Pinard.